Il capo "da tenere d'occhio" durante le sfilate invernali è sicuramente il soprabito: che sia esso trench, cappotto o mantella, è il pezzo che maggiormente rappresenta la visione di ciascun designer e che racchiude in sé il significato (e la storia) dell'intera collezione.
In particolare, durante le ultime sfilate AI 2011-12, diverse sono state le interpretazioni di quest'indumento e, tra esse, quelle che maggiormente mi hanno colpito son state:
- Versace: bellissimo il taglio della pelle: l'aderenza (quasi surreale) del busto insieme alla svasatura della parte inferiore contribuiscono a richiamare gli anni '70 e riescono a dare al capo un tono più forte, pur mantenendo intatta la femminilità di fondo. Assolutamente azzeccato poi l'utilizzo dei bottoni tondi color vinaccia. In una parola: meraviglioso.
- Junya Watanabe: nonostante l'aria particolarmente allegra della modella, il capo in questione è un piccolo gioiello. Non é il classico soprabito destrutturato, ma si tratta di un capo tanto concettuale quanto pratico: pensate di abbinarlo ad un paio di skinny neri e una t-shirt bianca; avrete risolto il problema del "cosa mi metto", perché l'effetto finale sarebbe assolutamente eccezionale (certo, a poterselo permettere!).
- Gareth Pugh: colui che ha fatto della geometria uno stile di vita. Ok, sono sicuramente di parte, perché qualsiasi cosa venga disegnata da quest'uomo ha per me un senso profondo e deve essere capita (non deve per forza piacere, ma necessita di essere approfondita).
Il cappotto in questione sintetizza perfettamente l'idea di donna per Pugh: un essere al limite dell'umano, intoccabile, deciso, lontano dalla sua natura e quasi al limite della misoginia. L'idea può piacere come no, ma il suo talento è innegabile.
- Givenchy: nonostante l'amore spasmodico che nutro nei confronti di Tisci (aka l'uomo del botto: si vocifera essere uno dei maggiori contendenti al posto dell' Ei fu Galliano), questa collezione non mi ha particolarmente colpito. Tuttavia, tra maglioni con corolle di fiori e stampe che "manco mì nonna", è emerso un delizioso trench in pelle (che non si osi definirlo "trend"); bella la forma: mossa, giovane e portabile. È normalmente proprio questa la bravura di Tisci: il saper unire la sua innata creatività alla capacità di rendere i capi portabili e "vendibili", anche per più tipologie (e generazioni) di donne; ma, proprio per questo motivo, osservando quest'ultima collezione (trench e pochi altri pezzi a parte), mi viene da dire solo una cosa: "peccato".
- Dries Van Noten: l'elegante cappotto arancione melograno abbraccia (e crea?) le forme della bellissima Emily Baker; un evergreen riproposto in chiave pop.
- Aquilano.Rimondi: il duo astro nascente della moda (di cui avevo già parlato qui) ha deciso per i suoi cappotti di affiancare colori tenui e tipici della "Milano bene" (idea rafforzata poi dalla presenta dei guanti in pelle che riprendono gli stessi toni) a forme più minimali che invece traggono ispirazione dai vecchi modelli Balenciaga. Estremamente ricercato.
- Rochas: il colore "salmone scuro" di questo cappotto è davvero delicato e d'effetto: pulito, privo di fronzoli e, nella sua semplicità, innegabilmente chic.
ps. non lo vedreste bene abbinato a dei jeans neri e degli scarponi tipo anfibi, per contrastarne l'effetto pulito? :)
[fine prima parte]
spero davvero che fino ad ora vi sia piaciuto questo post, tra pochi giorni pubblicherò la seconda parte (se l'avessi pubblicato tutto sarebbe diventato un papiro psicologicamente impossibile da leggere!), quindi...restate sintonizzati! :D
Baci!!!! :D
NB. The English version will be available by the end of next week, I promise!! Kisses!!
molto bello il cappotto di Dries Van Noten.. ma... voglio assolutamente le scarpe che indossa Emily Baker!!
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